Basic scenarios. Let's learn all about
What is a "Diffused hotel"? How to get together with your neighbours, and make a network of services in your town? In Italy a new kind of tourism made by locals is revitalising old villages, with several associations everywhere. Here we list the most important one guide lines, and interview the founder of http://www.alberghidiffusi.it/.
Ospitalità diffusa significa suddividere in uno spazio di vicinato -in uno stesso paese o tra paesi vicini- camere, punti di ristoro, servizi. I modelli di ospitalità originali e di sviluppo turistico del territorio, sono sempre più apprezzati dai turisti, soprattutto stranieri: se si vuole che il proprio progetto sia sostenibile, con vantaggio di tutti, vale la pena rispettare certi valori. Gli Alberghi Diffusi e altre forme di Ospitalità Diffusa nascono da questi valori.
ALBERGHI DIFFUSI
L’Associazione Alberghi Diffusi http://www.alberghidiffusi.it/ è la prima in Italia riconosciuta dal Ministero e sono già 14 le Regioni che hanno una normativa in proposito.
In sostanza, si tratta di imprese ricettive con licenza e gestione unitaria, sono attività imprenditoriali che possono essere fatte in gruppo, secondo regole precise. Si possono equiparare ad un hotel con inserimento dell’ospite nella comunità. A chi vuole aprire un albergo diffuso si consiglia di valutre la normativa di legge regionale, cercare se è prevista come tipologia ricettiva, chiedere all’assessorato al turismo se ha legiferato per riconoscerlo. Caratteristiche, mission e obiettivi sono spiegati alla pagina http://www.alberghidiffusi.it/it/presentazione.
DIVERSE OSPITALITA’ DIFFUSE.
In Italia esistono vari gruppi che si ispirano al concetto: per esempio il Club Albergo Diffuso nel Sauris in Friuli, Paese Ambiente di Morigerati nel Cilento, Una Montagna di Ospitalità nella Val d’Aveto in Liguria, il Progetto ospitalità diffusa nella Maiella in Abruzzo, l’Ospitalità diffusa in Val Brembana, l’ospitalità diffusa nei Parchi.
Si tratta di esperienze diverse, in cui bed and breakfast, camere in affitto, agriturismi, formano una cooperativa o un’ associazione, con il fine comune di promuovere sé stessi e il proprio territorio.
Che cosa sapere per valutare se inaugurare una corretta ospitalità diffusa?
Ne abbiamo parlato con Giancarlo Dall’Ara, studioso di turismo, primo ideatore del concetto Albergo Diffuso e dell’Associazione Alberghi Diffusi.
Da che cosa è nata l’idea?<< Dalla necessità di ridare vita a borghi, agglomerati, villaggi in disuso, attraverso un turismo in località fuori dalle rotte consuete e dedicate al contatto con aree ruralli e piccole realtà>>.
Da che cosa incominciare?
<< Per dare vita ad un Albergo Diffuso non è necessario costruire niente, dato che ci si limita a recuperare/ristrutturare e a mettere in rete quello che esiste già.
In estrema sintesi si tratta di una proposta concepita per offrire agli ospiti l’esperienza di vita di un centro storico di una città o di un paese, potendo contare su tutti i servizi alberghieri, cioè su accoglienza, assistenza, ristorazione, spazi e servizi comuni per gli ospiti, alloggiando in case e camere che distano non oltre 300 metri dal “cuore” dell’albergo diffuso: lo stabile nel quale sono situati la reception, gli ambienti comuni, l’area ristoro>>.
Perché è utile sul territorio?
<<L’ AD è un modello di sviluppo del territorio che non crea impatto ambientale. Un AD funge da “presidio sociale” e anima i centri storici stimolando iniziative e coinvolgendo i produttori locali considerati come componente chiave dell’offerta. Un AD infatti, grazie all’autenticità della proposta, alla vicinanza delle strutture che lo compongono, e alla presenza di una comunità di residenti riesce a proporre più che un soggiorno, uno stile di vita. Proprio per questo un AD non può nascere in borghi abbandonati.
E poiché offrire uno stile di vita è spesso indipendente dal clima l’AD è fortemente destagionalizzato e può generare indotto economico e può offrire un contributo per evitare lo spopolamento dei borghi>>.
Quali le differenze?
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Quali le caratteristiche?
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- la gestione unitaria,
- l'offerta di servizi alberghieri e ambienti comuni a tutti gli ospiti alloggiati nei diversi edifici che lo compongono,
- un ambiente "autentico" fatto di case di pregio, ammobiliate e ristrutturate non "per turisti", ma pensando a residenti, seppure temporanei,
- una distanza tra gli immobili che non è tale da impedire alla gestione di offrire a tutti gli ospiti, non solo i servizi alberghieri, ma anche l'esperienza stessa della formula ospitale,
- la presenza di una comunità viva,
- una gestione professionale non standard, non simile a quella che caratterizza gran parte degli alberghi che fanno parte di catene alberghiere, né tantomeno simile a quella rigida dei grandi alberghi in stile "Ritz", ma coerente con la proposta di autenticità dell'esperienza, e con le radici nel territorio,
- uno stile riconoscibile, una identità leggibile in tutte le componenti della struttura ricettiva, che non configura come una semplice sommatoria di case ristrutturate e messe in rete>>.